Gentile Dott. Stagnaro,
La ringrazio per la Sua analisi lucida e approfondita sul servizio taxi, ma essendo stato chiamato in causa mi permetta qualche riflessione su quanto da Lei proposto. Non credo sia necessario, come suggerisce, adottare una posizione così drastica, passando da un estremo all’altro: il mantenimento di tariffe rigide o come unica alternativa la completa liberalizzazione delle licenze taxi.
Il nostro tentativo è di collocarci in una posizione intermedia, più equilibrata e percorribile.
Il servizio di noleggio con conducente insegna che non è vero che per rendere flessibili o addirittura libere le tariffe occorre per forza liberalizzare anche le licenze. A nostro avviso, il servizio taxi deve rimanere regolamentato. Una liberalizzazione totale infatti, potrebbe compromettere le tutele oggi garantite ai consumatori. il taxi è un servizio pubblico che comporta una serie di obblighi specifici per il tassista, che incidono negativamente sul suo reddito e che in un regime regolamentato, in assenza di contributi pubblici, vengono “compensati” con il così detto contingentamento delle licenze. Egli infatti non può rifiutare una corsa anche se è antieconomica, perché ha l’obbligo di prestazione; deve rispettare le turnazioni, che lo obbligano ad essere disponibile in piazza a disposizione degli utenti anche nei momenti di bassa domanda quando non gli conviene; e ancora, non può decidere il prezzo da applicare per la sua prestazione perché deve rispettare il tariffario stabilito dal Comune e misurato col tassametro.
Da tempo sosteniamo che in alcune città italiane, come Roma e Milano, ma non solo, il numero di licenze taxi andrebbe incrementato. Tuttavia, prendere come esempio i numeri di altre città europee che adottano normative diverse e che dispongono di sistemi di trasporto pubblico meglio infrastrutturati, possiedono viabilità con maggiore capacità di trasporto e applicano politiche più stringenti sul traffico privato, potrebbe sembrare irrazionale.
Per questo crediamo che una riforma che sfrutti le nuove tecnologie sarebbe la migliore soluzione di compromesso, mantenendo una base regolamentata a livello comunale e prevedendo una flessibilità controllata nelle tariffe, che potrebbero essere modulate - entro certi limiti - per facilitare l’incontro tra domanda e offerta. Questa maggiore flessibilità potrebbe essere facoltativa, sia per i tassisti che per gli utenti, ma vantaggiosa per entrambe le parti che vorranno usufruirne: gli utenti infatti troverebbero più facilmente un taxi nei momenti di alta domanda e potrebbero pagare di meno nei momenti di “morbida”, mentre i tassisti attrarrebbero più clienti in quei periodi, diminuendo i tempi morti e improduttivi, rendendo il servizio taxi accessibile ad una fascia più ampia di utenza. In questo modo si eviterebbe la situazione attuale, in cui vediamo invece tassisti fermi ai posteggi durante le ore di scarsa richiesta, mentre si formano lunghe code di utenti in attesa durante i picchi. Pare evidente che questo modello non soddisfi più né i tassisti né i consumatori.
Credo quindi che una soluzione di “flessibilità regolata” sia non solo possibile, ma anche auspicabile per rispondere al meglio alle esigenze del mercato e valorizzare il servizio pubblico taxi.
Con stima,
Loreno Bittarelli
Presidente ItTaxi e Unione dei Radiotaxi d’Italia