Dall’intervista al General Manager di Uber Lorenzo Pireddu rilasciata oggi al Corriere della Sera (clicca qui per leggerla) apprendiamo con piacere che Uber NON è favorevole alla liberalizzazione delle licenze taxi, contrariamente a quanto invece sostengono altri operatori multinazionali, come FreeNow e Bolt.
Come noi di URI sosteniamo continuamente, Uber dice che le soluzioni alla cosiddetta “emergenza taxi” sono quelle che derivano da una attenta lettura dei dati di mobilità, che le strutture organizzate delle grandi città italiane - come Roma, Milano, Napoli, ecc. - possiedono, raccolgono ed analizzano giornalmente: la variabilità della domanda, con i picchi derivanti dai flussi turistici, la regolarità dell’offerta, fortemente influenzata dalle condizioni di viabilità, dalle cantierizzazioni senza controllo, da tariffe antiquate e da un servizio di trasporto pubblico di massa carente, la tipologia dell’utenza servita, le necessità derivanti da particolari richieste.
D’altronde, le criticità e le possibili soluzioni sono sempre da noi state evidenziate con le numerosissime lettere, alle quali mai abbiamo ricevuto riscontro, indirizzate alle Amministrazioni comunali, ma se queste ultime non deliberano decisioni derivante dall’analisi dei dati, non solo non si risolvono i problemi, ma si rischia persino di adottare misure controproducenti.
Ma altra cosa che è importante è che salta all’occhio di tutti è ciò che noi di URI dichiariamo da sempre: l’accordo commerciale che Uber ha stipulato con le nostre strutture radiotaxi è assolutamente servito a cambiare qualcosa nel loro modo di vedere. La loro contrarietà alle liberalizzazioni è frutto della nostra caparbietà e della loro ragionevolezza, motivo per cui vi riformuliamo la domanda che abbiamo sempre posto: essendo Uber il primo colosso al mondo nel settore del trasporto pubblico non di linea, è meglio averlo dalla nostra parte, o averlo contro come era prima?
Il Presidente
Loreno Bittarelli