Le recenti accuse mosse contro di me costituiscono un evidente tentativo di screditare la mia persona e il mio lavoro. Non posso rimanere in silenzio di fronte a tanta ipocrisia e menzogna.
In primo luogo, non ho mai collegato il diritto di sciopero ad atti di violenza diffusi. Ho costantemente riconosciuto e rispettato il diritto dei tassisti di scioperare. La mia critica è rivolta esclusivamente agli episodi isolati di violenza che, purtroppo, si sono verificati durante alcune proteste, perpetrati da individui malintenzionati che hanno danneggiato la reputazione dell'intera categoria con comportamenti inaccettabili. È innegabile che ci siano stati casi di violenza, e non intendo voltare lo sguardo di fronte a tale realtà.
Nel lontano 2022, quando parlai di "mettere a fuoco e fiamme Roma", era evidente che stavo usando una metafora! Volevo esprimere la nostra preparazione a contestare, con la ragionevolezza e le modalità a noi congeniali, le azioni del Governo se non avesse proceduto con lo stralcio dell'art. 8. Questa polemica dimostra ancora una volta l'incapacità di alcuni sindacati di comprendere la dialettica dei comunicati. Così come non hanno compreso che quando parlo di scioperi inutili, mi riferisco anche a quelli organizzati a livello locale a Roma, e non solo a quelli di portata nazionale.
È la solita critica rivolta a me, proprio a me che ho sempre difeso i diritti della categoria e ho spesso agito da mediatore nelle relazioni con le istituzioni. E ricordo che quando sono stato chiamato ad organizzare, anche in momenti difficili, azioni di sciopero, mi sono sempre assunto la responsabilità dell'evento, riuscendo sempre a contenere la violenza e a prevenire l'infiltrazione di estranei nella protesta.
Per quanto riguarda gli scioperi che ho definito inutili, chiarisco che il mio coinvolgimento nel primo sciopero del 2022 era motivato da una situazione di emergenza che richiedeva un intervento immediato. Con il passare del tempo, è diventato evidente che ripetere gli scioperi senza una strategia chiara e senza risultati concreti fosse un errore. La mia coerenza risiede nell'evoluzione del pensiero basata sui fatti, non nell'ostinazione cieca.
Mi accusate di aver tradito il settore per aver cercato un accordo con Uber? Faccio notare che il mondo cambia e rimanere ancorati a modelli del passato non è una strategia vincente. L'accordo con Uber è stato un passo necessario per dimostrare che è possibile una collaborazione con le multinazionali, pur mantenendo intatti i nostri principi fondamentali e riportando ai tassisti il lavoro che negli ultimi anni era stato loro sottratto. Siete allora voi a tradire la categoria rifiutando di adattarvi e migliorare.
Per quanto riguarda le insinuazioni sulla mia presunta intenzione di segnalare atti di ritorsione al Questore, esse sono un ulteriore esempio della vostra malafede. Il mio obiettivo è sempre stato quello di proteggere la legalità e la sicurezza di tutti i lavoratori onesti. Minacciate di segnalare le chiamate alle “armi”? Fatelo pure, perché chi ha qualcosa da nascondere non sono certo io.
Infine, accusarmi di aver tradito i principi del sistema cooperativistico e artigiano è un'ulteriore dimostrazione della vostra ipocrisia. Noi stiamo cercando di modernizzare il settore per garantirne la sopravvivenza e il successo in un mercato sempre più competitivo. Voi, invece, preferite restare ancorati a un passato che non esiste più, condannando così i tassisti a un futuro di incertezza e declino e ad una maggiore esposizione ai rischi di sopravvivenza del nostro lavoro.
Continuerò a sostenere iniziative e collaborazioni che ritengo utili per il progresso del nostro settore. Non permetterò a nessuno di intimidirmi o di farmi tacere. Coloro che oggi parlano infondatamente di tradimenti e violenze farebbero meglio a guardarsi allo specchio e a chiedersi chi stia realmente tradendo la categoria.
Il Presidente
Loreno Bittarelli