Le norme che impongono un numero massimo di licenze taxi sono illegittime, qualora la giustificazione fondamentale sia quella di proteggere la praticabilità economica del servizio: cioè il reddito dei tassisti oppure il valore delle licenze.
Lo ha deciso la Corte di Giustizia dell'Unione Europea, deliberando su una domanda interpretativa sollevata da una giurisdizione di Barcellona e statuendo che la normativa europea sulla libertà di stabilimento deve prevalere (art. 49 del Trattato sul funzionamento della UE).
La Corte Europea ha anche esaminato se le limitazioni quantitative al numero dei taxi possano essere giustificate per altri motivi, ad esempio per raggiungere gli obiettivi di buona gestione dei trasporti, del traffico e dello spazio pubblico, così come per la protezione dell'ambiente, ma l'esito finale è stato negativo nel caso di specie.
Il caso catalano riguardava la normativa locale che imponeva al trasporto NCC (noleggio con conducente) un numero massimo di licenze, pari ad un trentesimo delle licenze rilasciate per il trasporto pubblico di taxi. La corte europea ha ammesso la legittimità del sistema autorizzatorio in sé, ma ha negato che il numero delle licenze possa essere limitato per finalità economiche, salvando invece gli eventuali obiettivi di interesse generale, tipo ambiente e gestione del trasporto, che però non sono stati riscontrati nel caso specifico.
La sentenza della corte europea ed i principi generali ivi contenuti hanno valenza immediata e generale, e prevalgono sulle normative nazionali, comprese quelle locali. Ne consegue che anche il sistema italiano potrebbe esserne riguardato, laddove sia basato su un sistema di limiti quantitativi delle licenze taxi.
Come appena spiegato, il tema della praticabilità economica del servizio, in altre parole la salvaguardia del reddito dei taxi o il valore delle licenze creatosi nel corso degli anni, non è rilevante per la corte europea.
Gli eventuali altri obiettivi a sostegno di tali restrizioni, tipo la protezione dell'ambiente e la corretta gestione del traffico urbano, devono essere dimostrati nei fatti, non solo dichiarati. Nel caso spagnolo, la corte europea ha rilevato come proprio il servizio NCC fosse idoneo a salvaguardare tali obiettivi, piuttosto che metterli in pericolo.
E' quindi verosimile che la sentenza europea sia destinata a produrre effetti anche in Italia, laddove il sistema dei taxi è spesso soggetto a normative locali che restringono il numero delle licenze rilasciabili, con l'obiettivo politico di salvaguardare la posizione economica dei tassisti già operativi, e quindi discriminando coloro che vorrebbero entrare nel mercato.
Tale obiettivo politico resta, ma non potrebbe essere più invocato di fronte ad un giudice, mentre le altre giustificazioni di interesse generale sarebbero soggette ad un severo scrutinio, già fallito nel caso analogo di Barcellona.
Una possibile soluzione potrebbe essere fornita con un sistema che, pur salvaguardando il numero massimo di licenze, permetta l'entrata di nuovi tassisti (e l'uscita dei vecchi) sulla base di criteri obiettivi: ad esempio l'utilizzo di vetture moderne, più rispettose per l'ambiente o con servizi innovativi, ma per il momento si tratta solo di ipotesi, perché ci vorrebbero delle gare.
Al di là di tali speculazioni, siamo di fronte ad un passaggio epocale nell'annosa diatriba tra tassisti, utenti, amministrazioni locali e, se del caso, piattaforme online. Il punto fondamentale della sentenza cambia gli equilibri della discussione, poiché la praticabilità economica del servizio taxi, intesa come il raggiungimento o mantenimento di un determinato reddito del tassista, ed inclusa la salvaguardia del valore delle licenze, non sarà più rilevante per limitare il numero delle licenze taxi.